
PERUGIA – La crisi economica ha duramente colpito l’Umbria che ha agganciato solo parzialmente il treno della ripresa. I dati della Banca d’Italia e dell’Istat segnalano come la contrazione del prodotto interno umbro tra 2007 e 2018 sia stata inferiore soltanto a quella segnata dal Molise. Lo scorso anno il valore aggiunto umbro era ancora inferiore del 14,6% rispetto ai livelli pre-crisi, una flessione circa quattro volte più accentuata rispetto alla media nazionale (-3,4%).
Particolare In particolare, tra il 2007 e il 2014 il valore aggiunto regionale si è ridotto del 16,7% (-7,7% nella media italiana). Negli anni successivi si è registrata una ripresa più debole rispetto a quella del Paese (2,6 contro 4,6% fino al 2018). Il crollo economico si è riflesso anche in un cambiamento dei pesi specifici dei singoli settori produttivi all’interno dell’economia regionale complessiva. Se tra 2006 e 2017 l’apporto dell’agricoltura è rimasto pressoché stabile attorno al 2%, le costruzioni hanno visto crollare la loro quota dal 6,8 al 4,8%. Nello stesso arco di tempo, l’industria in senso stretto è cresciuta dal 17,8 al 19%, il commercio dal 19,8 al 24,2% e le attività finanziarie e assicurative dal 22 al 26%. In totale, deriva dai servizi quasi il 75% del valore aggiunto regionale. Tra il 2013 e il 2017 l’agricoltura ha visto il suo valore aggiunto scendere del 14,3%. Crollo peggiore hanno avuto soltanto le costruzioni, con una contrazione del 16,6%. In negativo risultano anche le attività finanziarie e assicurative (-2,3%), mentre una buona tenuta hanno mostrato l’industria (+1,7%) e il commercio (+2,2%).