
di Franco Raimondo Barbabella (L’Umbria dei territori)
Non possiamo accettare la vocazione a perdere! L’Umbria merita una prospettiva di fiducia nel futuro
Diciamocelo senza timori, il pd da anni sembra aver perso la bussola. Qui in Umbria per sua prevalente responsabilità si sono susseguite le sconfitte nei comuni: due anni fa Todi, l’anno scorso Terni, quest’anno Orvieto. A Terni, dato il disastro fatto, sarebbe stato difficile vincere, ma a Todi e ad Orvieto si poteva, sarebbe bastato avere un minimo di lucidità. Ora, in vista delle elezioni regionali, si sta ripetendo lo stesso schema. Sembra che dalle parti del pd si sia deciso di perdere, consegnando con ciò la regione, quasi senza combattere, ad una destra che certo non ha meriti, indifferente ai contenuti e preoccupata solo di prendere il posto di una sinistra allo sbando, una pura sostituzione di personale politico.
Che cosa significa infatti da parte del pd aver costruito a tavolino un candidato, averlo incoraggiato ad autocandidarsi come civico, aver tentato con goffe forzature di costruirci intorno alleanze e infine aver sposato ufficialmente quella candidatura che si sapeva fin dall’inizio essere pd? La risposta non può essere che una, ossia che non si ha il coraggio di affrontare la situazione per quello che è: la fine di un percorso, di un modo di governare e di un modo di fare politica. Probabilmente il pd non ha la volontà o la forza di prenderne atto e si attesta sulla difesa del fortino, cercando di salvare il salvabile. Appunto, dà per scontata la sconfitta. Ed è questo però che ha dato ai civici la lucidità e la forza di trasformare una supposta debolezza (la frammentazione localistica) in una forza reale (la spinta ad aggregarsi su un progetto di cambiamento dal basso). Siamo partiti dalle nostre esperienze di lotta per cambiare indirizzi di governo e classi dirigenti nelle diverse realtà della regione, abbiamo elaborato una strategia comune su un’idea fortemente innovativa di ciò che può e deve essere l’Umbria (il rovesciamento della piramide, la centralità dei territori) e l’abbiamo sottoposta all’attenzione di altre forze interessate a cambiare rotta per non consegnare l’Umbria alla destra quasi senza combattere. Oggi registriamo la possibilità effettiva di una larga coalizione di forze riformatrici, dimostrando così che riprogettare l’Umbria, secondo una linea che tragga alimento dal deposito di possibilità e valori custoditi nel tessuto delle sue variegate realtà, è possibile intorno ad un asse diverso dal pd. Un asse tuttavia aperto all’apporto di altri, di chi finora non si è espresso (i 5stelle) o di chi (come lo stesso pd) ha seguito una strada divisiva secondo un vecchio e perdente modello di potere. Aperti e interessati ad una larga coalizione vincente, a patto però che si accettino le coordinate di rinnovamento necessarie a riprogettare l’Umbria, e che insomma si ponga termine alla guerriglia contro lo sforzo di dare una prospettiva solida alla nostra regione poggiata sul protagonismo dei suoi territori, con una classe dirigente fortemente incardinata nelle realtà sociali ed economiche e non nei circoli di potere che hanno asfissiato la regione. Cambiare si può, quindi si deve. Chi ha deciso di perdere e di salvarsi facendo perdere così anche la speranza di un’Umbria rinnovata si porterà addosso una grave responsabilità.
Francesco Mariucci
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