
Due anni Oltre due anni di indagine, nell’ambito dell’operazione denominata Grifo Fuel, che ha interessato 50 persone e 33 società, hanno condotto oggi all’arresto di 3 persone. Le indagini erano partite da un controllo fiscale avviato nei confronti di un’azienda umbra operante nella compravendita di carburante, da cui sono emersi rapporti commerciali anomali con numerose società su tutto il territorio nazionale. Dagli accertamenti, i finanzieri sono riusciti a risalire a 3 soggetti, due umbri, componenti di un’associazione a delinquere dedita alla commissione di reati tributari con un giro di fatture false per oltre 100 milioni di euro, che ha portato, a luglio dello scorso anno, ad un primo sequestro di circa 5 milioni di euro.
Meccanismo I due, avvalendosi di società di “brokeraggio”, utilizzavano dei prestanome per gestire varie catene societarie, costituite principalmente da società “cartiere” e con sede in Campania, Lazio, Lombardia e Molise, su cui far ricadere l’Iva mai versata nelle casse dell’Erario. Dai successivi accertamenti è stato scoperto un più ampio e sofisticato sistema di frode, con un giro di fatture false di circa 700 milioni di euro, relative alla vendita in Italia di prodotti petroliferi di origine comunitaria. Sono state individuate altre due società di “brokeraggio”, che a loro volta si sono avvalse di ulteriori “cartiere”. Su queste società confluivano gli obblighi fiscali, puntualmente disattesi.
Prezzo Il mancato versamento dell’Iva permetteva alle società di comprare il carburante ad un prezzo inferiore. Una frode, appunto, che sfrutta l’applicazione dell’IVA nel Paese di destinazione per gli acquisti di beni effettuati in ambito comunitario. In realtà, l’Iva incassata dalla “cartiera” dall’acquirente nazionale non veniva versata nelle casse dell’Erario ma ripartita tra i partecipanti alla frode. I proventi venivano poi riciclati su conti correnti appositamente aperti in Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca e Slovenia. Tre soggetti, due residenti nella provincia di Milano e un romano già nel carcere di Pavia, sono stati arrestati perché ritenuti i principali artefici della frode. I finanzieri hanno anche sequestrato preventivamente beni per un valore complessivo di 110 milioni di euro.
redazione
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