
PERUGIA – “Fate presto, non c’è più tempo. L’Umbria non può permettersi di mettere a rischio due pezzi fondamentali del suo settore agroalimentare come Sangemini e Rocchetta”. Ad affermarlo è Michele Greco, segretario generale della Flai Cgil dell’Umbria, di fronte alle “acque agitate” che attraversano gli stabilimenti di San Gemini (proprietà del gruppo Pessina) e Gualdo Tadino (Rocchetta).
Sangemini “Per quanto riguarda Sangemini – afferma Greco – siamo in una situazione critica, con un calo repentino dei volumi e dell’efficienza produttiva, che mettono seriamente a rischio il futuro prossimo dell’azienda. In questa situazione la proprietà non risponde da mesi alle richieste delle segreterie nazionali di Flai, Fai e Uila, mentre la politica sembra più interessata alle passerelle che a risolvere realmente i problemi”.
Greco ricorda che c’è un accordo siglato nel 2018, peraltro costato sacrifici ai lavoratori, che deve essere rispettato: “Abbiamo l’assoluta necessità di interloquire con la dirigenza aziendale, anche in sede di coordinamento nazionale del gruppo (450 lavoratori in Italia, ndr), per capire come stanno andando le trattative in corso con altri soggetti – afferma ancora Greco – Ci aspettavamo che il consiglio comunale aperto di San Gemini potesse essere l’occasione, ma l’azienda non si è presentata. A questo punto – conclude Greco – chiediamo al prefetto di convocare la famiglia Pessina il prima possibile”.
Rocchetta Diversa la situazione della Rocchetta a Gualdo Tadino, dove paradossalmente sarebbero pronti investimenti ingenti, circa 30 milioni di euro, bloccati a causa del contenzioso legale sulla proprietà dei pozzi e sui diritti di attingimento”. Il sindacato, che non vuole entrare nel merito giuridico della questione, ha però le idee chiare sull’assoluta necessità di scongiurare qualsiasi ipotesi di disinvestimento da parte di Rocchetta, anzi, per la Flai Cgil, i 30 milioni devono essere investiti il prima possibile, “senza accampare scuse”.
redazione
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