Industria alimentare: c’è un nuovo contratto per 10mila lavoratori umbri

La denuncia dei sindacati: "Non tutte le aziende vogliono applicarlo. L'accordo c’è e va rispettato"

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PERUGIA – Industria alimentare e nuovo contratto collettivo nazionale: i sindacati dell’Umbria denunciano che ci sono alcune aziende che non vogliono procedere con il nuovo contratto che prevede anche un aumento economico in busta paga.
La nota dei sindacati “Un contratto importante, arrivato dopo nove mesi di trattativa e in piena emergenza Covid-19, ma un contratto, ancora, non per tutti” scrivono i sindacati parlando del nuovo Ccnl dell’industria alimentare (2019-2023), che interessa in Umbria circa 10mila lavoratori, e che è stato sottoscritto lo scorso 31 luglio dai sindacati di settore, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, “ma non riconosciuto da tutte le associazioni datoriali, influenzate dalla pressione (contraria) della nuova dirigenza di Confindustria”. Le organizzazioni sindacali raccontano che i lavoratori della Perugina, come quelli di Tedesco, Eskigel, Prontogreen, Colussi e altre importanti aziende del territorio, abbiano già visto in busta paga il “risultato” raggiunto con l’accordo (119 euro l’aumento economico concordato), mentre altri (quelli delle acque minerali, ad esempio, ma anche del settore mangimistico) ancora no.
La richiesta “Il nostro obiettivo è che il contratto nazionale venga applicato in tutte le aziende, grandi e piccole, di tutti i settori” hanno detto stamattina nel corso di un attivo unitario i rappresentanti di Flai, Fai e Uila dell’Umbria, alla presenza del segretario nazionale della Uila Uil Pietro Pellegrini. “Siamo in attesa delle risposte di quelle aziende che ancora non hanno aderito, ma in caso di esito negativo siamo pronti a mettere in campo una forte mobilitazione, perché dopo aver riconosciuto a parole il grande sacrificio fatto da lavoratrici e lavoratori dell’alimentare, ora è il momento di vedere i fatti”.
Il nuovo contratto Le novità principali del contratto, oltre all’aumento economico, sono un robusto rafforzamento della formazione, l’obbligo, da parte dell’azienda, in caso di mancata iscrizione al sistema di welfare, a versare 20 euro mensili in busta paga; una normativa innovativa sul lavoro agile, a partire dal diritto alla disconnessione e alla privacy. Viene inoltre migliorata la normativa degli appalti, che vincola all’applicazione del contratto nazionale del settore merceologico delle attività appaltate, sottoscritte dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Poi, ci sono importanti avanzamenti per le donne: in materia di congedi parentali vengono ampliati sia quelli retribuiti che non retribuiti, per i figli a carico e l’assistenza familiare, e viene riconosciuto il congedo per donne vittime di violenza. Infine, è previsto il prolungamento dell’esenzione dal lavoro notturno per le lavoratrici che rientrano dalla maternità e per i padri in condizione di monogenitorialità.

“Questo è il contratto che vale per tutte l’industria alimentare – hanno rimarcato i sindacati, riuniti insieme ai rappresentanti delle Rsu delle aziende umbre di settore – non esistono intese o accordi alternativi. Il nostro obiettivo ora è la sua piena applicazione in tutte le aziende. Le nuove norme sulla formazione, sul lavoro agile, sul welfare, sull’incremento delle retribuzioni, sottolineano che la valorizzazione del lavoro non è una dichiarazione astratta ma un impegno concreto”.

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