
ROMA – L’emergenza coronavirus non si placa e la “zona rossa” viene estesa a tutta la penisola, anche all’Umbria dove continua a salire il numero dei casi totali. “Non ci sarà più una zona rossa, ma ci sarà tutta l’Italia ‘zona protetta’”. Con queste parole il premier Giuseppe Conte ha annunciato lunedì sera “misure più stringenti”, che tutti i cittadini devono rispettare, da nord a sud, per contrastare l’avanzata del coronavirus, con la firma del nuovo dpcm.
Bilancio in Umbria Sale a 37 il numero delle persone risultate positive al virus Covid-19. I dai, aggiornati alla mezzanotte del 9 marzo, sono stati resi noti nella mattinata di martedì dalla direzione regionale della sanità. Attualmente dei 37 soggetti positivi – 23 nella provincia di Perugia e 14 in quella di Terni – sono ricoverati in 10, di cui 2 in terapia intensiva nell’ospedale di Perugia, 3 nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Terni e 5 nel reparto di malattie infettive di Perugia. Le persone in osservazione sono 769: di questi, 445 sono nella provincia di Perugia e 324 in quella di Terni. Nel complesso entro le ore 24 del 9 marzo, sono stati eseguiti 256 tamponi. Sempre alla stessa data risultano 163 soggetti usciti dall’isolamento di cui 43 nella provincia di Perugia e 27 in quella di Terni.
Cambiare abitudini Per fermare il numero dei contagi è necessario cambiare i nostri comportamenti. “Siamo ben consapevoli di quanto sia difficile cambiare tutte le nostre abitudini”, dice Conte parlando all’Italia. “Ma non abbiamo più tempo: c’è una crescita importante dei contagi e delle persone decedute. Quindi dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia e lo dobbiamo fare subito”. Il provvedimento che il premier si accinge a varare e che entrerà in vigore da martedì – con il “plauso” delle Regioni, informato il Quirinale – “può essere chiamato ‘io resto a casa’”. Esso prevede, tra l’altro, un divieto di assembramento in tutta Italia; spostamenti possibili solo per motivi di lavoro, necessità o salute; lo stop a delle scuole fino al 3 aprile e quello di tutte le manifestazioni sportive, campionato di calcio compreso.
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