Carcere di Capanne, agente aggredito con caffè bollente

Il sindacato autonomo polizia penitenziaria, Sappe, chiede taser e spray peperoncino per il personale

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Il carcere di Capanne

PERUGIA – Nuova aggressione nel carcere di Capanne di Perugia ai danni di una agente della polizia penitenziaria, alla quale è stato lanciato addosso del caffè bollente. L’episodio è stato denunciato dalla segreteria umbra del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe. L’agente – in base alla ricostruzione del sindacato – è stata aggredita da una detenuta psichiatrica che sconta una condanna per omicidio con fine pena 2031. 

La nota del Sappe umbro “Speriamo finisca presto questo massacro, anche con strumenti idonei per garantire l’incolumità degli agenti”, denuncia in una nota segretario umbro Fabrizio Bonino -. Servono, e il Sappe lo rivendica da tempo, inascoltato dalle istituzioni deputate ad intervenire, urgenti provvedimenti per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a polizia di Stato e carabinieri, ossia pistola taser e spray al peperoncino e l’istituzione in ogni carcere una sezione custodiale chiusa dove allocare e vigilare i detenuti più facinorosi o che si rendono protagonisti di episodi di violenza minacce nei confronti del personale”. Il segretario umbro del Sappe chiede anche che l’Umbria sia “la discarica delle carceri toscane”. Bonino spiega che a Perugia “solo grazie alla prontezza e professionalità delle poliziotte presenti si è potuto scongiurare il peggio”.

Vicinanza dal Sappe nazionale Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime “vicinanza alla collega di Perugia”. “Quel che è accaduto, di una violenza inaccettabile – aggiunge -, ci ricorda per l’ennesima volta quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario. Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del corpo in servizio negli istituti penitenziari del paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto a Perugia, la richiesta di un incontro con i vertici del ministero della Giustizia e dell’amministrazione penitenziaria per affrontare gli eventuali interventi da adottare, come ad esempio proprio le tutele da assicurare al personale in servizio”.

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