
PERUGIA – Nuova protesta a Perugia (dopo quella di domenica), questa volta davanti alla sede dell’Assemblea legislativa, contro la delibera della Regione che ha introdotto tre giorni di ricovero in ospedale per le donne che ricorrono all’aborto farmacologico. In piazza Italia si sono radunate alcune decine di persone, la maggior parte donne, che hanno esposto cartelli, distribuito volantini ed esibito mazzetti di prezzemolo. “Per ricordare – hanno sottolineato – tutte le donne che sono morte a causa dell’aborto clandestino”. A sostegno della protesta molte associazioni, le principali organizzazioni sindacali e il Partito democratico. “Ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni è un attacco frontale si diritti delle donne”, si legge in uno dei comunicati diffusi in piazza. “Chiediamo l’immediato ripristino della delibera del 2018 – si sottolinea ancora – ampliando la somministrazione dell’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica anche agli ospedali di Perugia e Terni”. “Il fatto che ora le donne saranno costrette a un ricovero giornaliero di tre giorni – è stato detto in ancora – genererà un percorso ancora più complesso, aumentando di cinque volte i costi per il sistema sanitario”. La manifestazione contro l’abrogazione della delibera sull’interruzione di gravidanza si è incrociata con quella organizzata dai sindacati che hanno protestato “per il taglio dei finanziamenti per la non autosufficienza”.
La replica dell’assessore Coletto “Non c’è alcun tipo di preclusione. Respingo al mittente l’accusa che questa giunta abbia voluto abolire un diritto, ma abbiamo solo applicato la direttiva del Ministero in attesa che venga cambiata dallo stesso”: Luca Coletto, assessore alla Sanità della Regione Umbria lo ha detto parlando in Assemblea legislativa della modifica della normativa sull’aborto farmacologico. Ha così risposto ai consiglieri del Pd Tommaso Bori e Simona Meloni che avevano presentato una interrogazione, sottolineando “l’opportunità di somministrare la RU486 in regime di ricovero in day hospital”. “Non potendo abolire un diritto lo avete reso inaccessibile, costringendo la donna ad un ricovero forzoso in ospedale” ha detto Bori. “Si tratta – ha aggiunto – di un grave e
inaccettabile passo indietro che mina l’autodeterminazione della donna”. “Auspico – ha quindi sottolineato Coletto – che in breve tempo si esprima il Ministero per permettere alle Regioni di compiere interventi appropriati in base alle più recenti evidenze scientifiche”.